Come nacque la guerra civile per salvare l’ambiente
Dal futuro arriva una lettera sulla guerra civile mondiale per salvare l'ambiente. Qualcuno l'ha mandata a noi per avvertirci: siamo ancora in tempo.
Come si è arrivati a questo punto? Come è stato possibile arrivare alla guerra civile mondiale per salvare l’ambiente? No, non è difficile rispondere a queste domande come qualcuno afferma solo per scrollarsi di dosso le proprie responsabilità. Non è complicato riassumere come ha fatto l’umanità a scivolare verso il baratro della guerra civile per l’ambiente.
C’è stato un tempo in cui ancora si poteva fare qualcosa per cambiare in meglio. C’è stato un tempo in cui la coscienza civile era finalmente consapevole di quanto drammatico fosse il cambiamento climatico, e di quanto stesse incidendo sulla sua vita.
Ma era una parte della popolazione mondiale. Non a tutti la coscienza si era svegliata, non in tutti si era attivata un’etica che li faceva agire per salvare l’ambiente. A nulla sono valsi gli appelli, le lezioni a scuola. A nulla è valso mettere sotto gli occhi di queste persone uno smartphone che gli mostrava la devastazione a 50 chilometri da casa propria, provocata da un tornado, dalla siccità, da una alluvione improvvisa, da incendi incontrollabili.
Questi ultimi hanno continuato la loro vita fatta di inettitudini quotidiane. Ed erano inettitudini delle più banali, come lasciare i rifiuti nelle campagne, gettare sigarette in terra, percorrere sentieri di montagna e lasciare lì la bottiglia di plastica dopo essersi dissetati.
Ad un certo punto, però, questi ultimi si sono sentiti in qualche modo braccati. L’accerchiamento da parte di chi gli faceva notare la loro inettitudine era diventato soffocante per loro.
Loro, gli inetti, volevano continuare a fare le loro corse con le moto da cross per i sentieri di montagna. Loro volevano usare le spiagge come piste dove provare i loro mezzi fuoristrada. Tutto volevano trasformare in un appagamento dei loro distruttivi desideri infantili.
Loro, volevano benzina e diesel perché non tolleravano il silenzio delle moto e delle auto elettriche. Per loro era insopportabile non poter più ascoltare il rombo del motore a scoppio mentre squarcia il silenzio di un bosco attraversato dalle loro moto da cross.
Il complottismo: il cambiamento climatico è una burla
Vistisi accerchiati si sono coalizzati. Hanno dato vita a movimenti, fondazioni e associazioni. Hanno preparato strategie complottiste coinvolgendo anche politici ai massimi livelli della scala.
Il buco dell’ozono? Una storiella per bambini!
Il riscaldamento del pianeta? Sono milioni di anni che sul pianeta Terra si susseguono cambiamenti climatici!
Queste le loro risposte inette, a cui seguivano azioni concrete. Come l’esplorazione di altri pozzi petroliferi anche quando ormai l’uso dei derivati del petrolio per i mezzi di trasporto era oggettivamente in declino. Lo dicevano i dati!
Ma per loro i dati erano manipolati. Mentivano e in molti sapevano di mentire a sé stessi, ma erano disposti a farlo perché volevano continuare a sentire il rombo del motore a scoppio.
Oltre ultima generazione: Brigate verdi
In quello stesso periodo nascevano movimenti come Ultima generazione in Italia. Movimenti organizzati da giovani per i quali gli scioperi del venerdì di Greta Thunberg non bastavano, non erano sufficienti a cambiare le cose.
Movimenti ambientalisti estremisti. Così furono in seguito etichettati da alcuni storici, i quali ricordarono che non furono certo i primi. Iniziarono col prendere di mira le opere d’arte nei musei, quindi alzarono la posta imbrattando edifici storici e parte del patrimonio Unesco. Arrivarono a bloccare le arterie autostradali principali incollandosi sull’asfalto con la colla: puro autolesionismo.
La riprovazione sociale nei loro confronti fu forte, anche da parte dei giovani che avevano la stessa età. Non bastò a farli smettere.
Scelte politiche che guardavano alle prossime elezioni e non al futuro delle generazioni dei prossimi secoli (sì, secoli), esasperarono gli animi.
Anche questi si videro a loro modo messi in un angolo. Fu così che nacquero le brigate verdi. E mentre le brigate rosse negli anni 1970 estremizzarono “la lotta” contro quello che ritenevano essere un sistema ingiusto e che doveva essere sovvertito e sostituito da un governo proletario, in questo caso le motivazioni avevano poco a che vedere con la lotta tra caste. Il movente delle brigate verdi non fu lo stesso di una casta proletaria che nascostamente negli anni ‘70 del Novecento ambì con la forza a prendere i posti chiave della società.
Le brigate verdi furono semplicemente distruttive. Non vedevano un futuro e non lo volevano per nessuno. Fingevano il bene per l’ambiente, in realtà organizzavano attentati per distruggere.
Il modello delle brigate verdi si diffuse in molte parti del pianeta assumendo nomi differenti. La logica che li guidava era però la stessa: distruggere organizzando veri e propri attentati. Purtroppo morirono persone innocenti.
Le forze di polizia tentarono di fermarle, ma dall’altra parte della barricata si levarono gli inetti, gli affezionati al petrolio, i devastatori dell’ambiente.
Anche questi si organizzarono in brigate. Le chiamarono le brigate nere, come il petrolio. E un barile di petrolio divenne il loro simbolo di riconoscimento in tutto il mondo.
La guerra civile mondiale per salvare l’ambiente ebbe inizio nel mezzo di queste lotte. Ben presto l’incendio divenne incontrollabile.
La guerra civile mondiale per salvare l’ambiente
Non fu più una lotta tra brigate verdi e brigate nere, fu una lotta tra cittadini. Chi si schierava da una parte e chi dall’altra in modo violento.
Si moriva a centinaia e ad ogni età. Alcuni gruppi mettevano in pratica lo sterminio totale dei gruppi ritenuti nemici, per estirpare definitivamente dalla radice le idee opposte.
Inutile dire che persero tutti. Che la situazione ambientale degenerò ancor di più, perché durante una guerra civile tutto l’ordine si sovverte e nessuno controlla o è responsabile più su nulla.
...La politica...
La politica ebbe la sua parte di colpa è ovvio. Non seppe assolutamente gestire la transizione energetica. Si fece tirare dagli estremisti del petrolio e dagli utopisti della decrescita felice.
Chi cercava di prendersi i voti di questi, chi provava a prendersi i voti di quelli. Rare le voci politiche che cercarono un equilibrio che permettesse una vera transizione energetica che non poteva essere indolore: per nessuno.
Sì, perché volere le auto elettriche – ritenute allora le meno inquinanti – significò aprire nuove miniere da cui estrarre il litio, il cobalto e le altre materie prime necessarie alla produzione delle batterie. E questi metalli si trovavano in grande abbondanza dove vivevano popolazioni indigene dell’America Latina e dell’Africa, o all’interno di parchi nazionali e aree protette in Europa (Italia compresa).
Quelle miniere servivano, perché il litio e il cobalto delle miniere già attive non bastava per tutti.
Ma questo fu solo uno dei temi che contribuì a generare tensione sociale, a esasperare gli animi di intere comunità di persone.
L’estremizzazione delle posizioni
Chi voleva le emissioni zero, chi continuare a mantenere il proprio stile di vita energivoro, altri volevano abbattere le emissioni di CO2 in 5 anni senza aprire miniere; chi diceva no al gas naturale pur servendo alla transizione energetica perché tra i combustibili fossili era il meno inquinante...
Tutti estremizzarono il loro punto di vista, non vollero più trovare un punto d’incontro, un compromesso. La vista si annebbiò e si giunse alla guerra civile mondiale per salvare l’ambiente.
Un assurdo, vero.
L’oggi, mentre la guerra civile è in corso
L’oggi è fatto di nazioni militarizzate, dove morire è molto facile. La quotidianità, in un mondo in guerra civile permanente per chi voleva salvare o non salvare il pianeta, è una costante disperazione fisica, psichica, spirituale.
Nessuno è amico per davvero. Si lotta per sopravvivere. E quando non è un tuo simile a ucciderti, ci pensa la siccità o un tornado a 220 chilometri l’ora che ti strappa via anche l’anima.
Così siamo arrivati alla guerra civile mondiale per salvare l’ambiente e non è stata la scelta giusta. Noi eredi di scelte folli compiute nel passato lo sappiamo. Per noi che viviamo il presente è troppo tardi, per voi che leggete e che state vivendo quel nostro passato in cui ancora tutto si poteva sistemare per il meglio, nulla è troppo tardi.
La nostra speranza è che questa nostra testimonianza dal futuro possa servire a voi per evitare tutto ciò. Ne avete la possibilità.