Siamo la generazione che deve accollarsi la transizione energetica

In un numero in aumento di persone cresce la consapevolezza che bisogna cambiare rotta per evitare un disastro climatico irreversibile. Sì, c’è anche chi per reazione psicologica preferisce la rimozione e dunque afferma che non esiste nessuna crisi climatica. Ma appunto è una reazione psicologica di rifiuto.

Tuttavia, anche in chi vorrebbe fare qualcosa o già fattivamente si muove a favore di una riduzione delle emissioni, di un maggiore rispetto dell’ambiente (chi favorisce la raccolta differenziata e l’economia circolare), anche tra questi serpeggia una mancata acquisizione di un elemento fondamentale:

Noi non siamo le generazioni che beneficeranno della transizione energetica ed ecologia, noi siamo le generazioni che la transizione energetica ed ecologica la devono compiere.

Ma non vogliamo assumerci tutto l’onere della transizione ecologica. Infatti, mentre affermiamo di voler passare all’auto elettrica accolliamo sulle spalle di altri popoli l’onere dell’estrazione delle materie prime necessarie per le batterie delle auto elettriche.

Guai se qualche politico e/o qualche azienda mineraria si permettesse di aprire una miniera in Italia.

Vogliamo la transizione ecologica senza responsabilità

Sappiamo tutti che le fonti rinnovabili emettono decisamente meno CO2 delle fonti fossili, ma ci ribelliamo alle pale eoliche sulle nostre montagne e colline.

Mettere le pale eoliche in mare davanti la mia spiaggia? Non sia mai! Andate a creare l’eolico off-shore da qualche altra parte.

In che modo intendiamo concretizzare la transizione ecologia? Soltanto manifestando in piazza o deturpando il patrimonio storico creato dalle generazioni che ci hanno preceduto?

Ripeto. La transizione energetica ed ecologica noi la dobbiamo realizzare, mentre saranno le future generazioni a beneficiarne. Saranno le generazioni dal 2050 in poi a beneficiare dei primi frutti della transizione energetica che noi, oggi, dobbiamo realizzare.

E dobbiamo accollarci la nostra fetta di sacrifici. Chi a parole afferma di volere un ambiente più pulito, ma accolla ad altre società la responsabilità concreta di portare a compimento la transizione ecologica pratica semplicemente un ecologismo di facciata.

Dire di no senza avanzare proposte alternative

Siamo anche affetti dal NO a tutto, dal NO a ogni soluzione che ci viene prospettata. I comitati del NO abbondano, mentre i comitati del SÌ sono latitanti.

Diciamo no al nucleare perché è pericoloso, ma non sappiamo avanzare proposte alternative. Diciamo no all’eolico sulle nostre colline o in mare, ma non sappiamo offrire un’alternativa.

Diciamo no agli inceneritori e allo stesso tempo la raccolta differenziata non sempre ci sta così simpatica.

Non vogliamo la nascita di centrali di produzione della corrente elettrica da biomasse (biometano), e allo stesso tempo vogliamo che le centrali elettriche a carbone vengano chiuse.

Siamo un po’ vittime di noi stessi, diciamocelo.

Proporre alternative possibili

Avanziamo proposte alternative. Non possiamo sempre e solo protestare e dire no. Così non risolviamo i problemi. Più che capacità di organizzare proteste, servono capacità nell’organizzare proposte.

Ad esempio, tutti sappiamo che l’Italia è quasi completamente circondata dal mare. Ebbene l’energia dal moto ondoso e l’energia dal movimento delle maree è una soluzione che per noi potrebbe andare a pennello.

Non amiamo il nucleare e a ragione, ma perché stare solo a dire NO al nucleare e non proponiamo di investire nella produzione di energia proveniente dalle correnti marine?

In definitiva

Troppo spesso ci impegniamo solo nella protesta e non nella proposta di soluzioni alternative. E non abbiamo ancora capito che noi siamo le generazioni che la transizione energetica ed ecologia la devono realizzare, con tutte le sofferenze e contraddizioni che comporterà.

Non siamo noi che raccoglieremo i frutti. Mi dispiace, ma è così.